This is the Italian translation for Lenski's aria. Recorded by Martinelli, for HMV. The translation was by Virgilio Narducci (who also translated T's "La dama
di picche").
When the Metropolitan presented the opera "Onegin" in 1920--March-11, they opted for this Italian version (1897 by Narducci, as had been used at La Scala (under conduction by Toscanini, when Pietro Zeni created the Italian Lenski.
The source for Narducci is
Куда, куда вы удалились, весны моей златые дни
-- transliterated as "Kuda, kuda vï udalilis" --
I read in the Met archives:
"Martinelli too made the most of Lenski, not an
attractive character. A paper-mache figure."
http://www.rodoni.ch/OPERNHAUS/onegin/libretto.html
provides the text for the aria:
Lontan, lontan da me n'andaste,
Lontan da me, miei dolci dì
Qual sorte arrechi il nuovo sole
Ahimè! discerner non m'è dato.
L'asconde il dubbio ed il mister,
L'arcano disvelar non val.
L'acuto dardo - fia mortale,
Ovver lontan da me ne andrà.
Non cale! gaudio oppur dolor
Ha fisso l'ora sua fatale.
A che scrutar tanto mister
E delle tenebre l'imper!
Rosato sorge albor novello,
Radioso splende il divo sol.
Doman, già forse nell'avello
Avrò scordato e pene e duol.
E la memoria del poeta
Trarrà di Lete l'onda queta,
L'amaro oblio su me cadrà...
Fanciulla cara, di', tu non verrai
A lacrimar sulla precoce tomba,
Pensando : Ah! quanto ei pur m'amò,
All'amor mio ei consacrò
La triste sua vita affannosa.
Diletta mia, mio dolce amor,
Deh! vieni, ah! vien qui sul mio cor!
"Martinelli sobbing his
way through 'Lontan lontan, lontan da me n'andaste,' from Eugene Onegin,
12-in., to every inch a tear; and a characteristically ...
www.jstor.org/stable/909444
"The two best vocal records are Martinelli
in " Lontan da me n'andaste," ... which is notable not only for the pure
tone, the fine passion, and the dramatic power of the singer".
--- Finally, http://www.rodoni.ch/opernhaus/onegin/bellingardi3.html:
"Il
quadro secondo (quinto nell'impaginazione originaria) si apre con
l'introduzione, scena e aria di Lenski ("Lontan da me n'andaste") ove nell'«Andante»
dell'orchestra viene tratteggiata, con spiccata sensibilità timbrica,
l'atmosfera dell'alba nella pianura nevosa. Nella continuità di questo quadro
Tchaikovsky dà prova di un mestiere sopraffino nel bilanciare le esigenze
del melodramma con le esigenze dei cantanti, conferendo ad una figura come
quella di Lenski uno spessore drammatico degno di particolare attenzione, fra
le settime diminuite degli ottoni e i tremoli degli archi."
Tuesday, March 8, 2011
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