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Gli Operai

The club for all those who love Italian Opera

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Tuesday, June 29, 2010

lacerato, squarciato, strappato, sguaiato.

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com

--- how to define some of Puccini's (and indeed the veristas's) arias for tenor.

Monday, June 28, 2010

Romanze di Des Grieux

Track 1:

CANZONE:

Tra voi,

belle, brune e bionde

si nasconde giovinetta

vaga e vezzosa,

dal labbro rosa,

che m'aspetta?

Sei tu, bionda stella?

Dillo a me.

Palesatemi il destino

e il divino viso

ardente che m'innamori,

ch'io vegga e adori eternamente.


-----

ROMANZA I ("Amiens).



Donna non vidi mai

simile a questa.

A dirle, "io t'amo",

a nuova vita

l'alma mia

si desta.


---- SLANCIO:

Manon Lescaut mi chiamo --

come queste

parole pro-o-fumate

mi vagan nello spirto --

e

ascoo-o-se fibre

vanno a carezzare --

-- dim.

O sussurro-o genti-i-l,

deh, non cessare.
deh -- non cessare!

o, surrurro gentil,
deh, non cessare.
deh, non cessare.

Manon Lescaut mi chiamo.
Susurro gentil
deh non cessare
deh non cessare
deh non cesarre.

-------


ROMANZA II (Pariggi)


Ah, Manon.

mi tradisce

il tuo folle pensier.

----

sempre la stessa.
sempre la stessa.

---

Trepida divinamente

nell'abbandono ardente.

(pause).

II.

Buona, gentile

come la vaghezza

di quella tua carezza

sempre novella ebbrezza.

indi, d'un tratto, vinta,

abbacinata dai raggi

e dagli effluvi

della vita adorata

---


Io, tuo schiavo

e tua vitti--i-ma discendo

---

la scala dell'infamia
Fango nel fango io sono.

e turpe eroe

da bi-i-sca m'insozzo mi vendo.

l'onta più vile

m'avvicina a te.

----- (Pause).


CODA:

Nell'oscuro futuro

---

di', che farai di me?


-----


ROMANZA III: ("Le Havre")

recitative:


Ah, non v'avvicinate.


Ché, vivo me,

costei

nessun strappar potrà.

---

No, no.
(aria):

----- Pazzo son.

Guardate,

pa-a-zzo son,

guardate,

com'io piango

ed imploro.

com'io piango,

guardate,

com'io chiedo pietà.

----

Udite

m'accettate qual mozzo

o a più vile mestiere

ed io verrò felice,

M'accettate,

ah, guardate,

------

----- io piango


e imploro


---- (STRAINS)


Vi pigliate il mio sangue.

la vita.

V'imploro,

vi chiedo pietà

vi chiedo pieta -- pieta

ingrato non sarò.

------

Parole profumate

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com

"Parole profumate": to accompany Puccini's "Manon Lescaut" at the Teatro Avenida, "Gli Operai" dedicate their fortnightly meeting to an examination to 'il cavaliere Renato des Grieux, studente' and his romanze. With Luigi Speranza at the piano. 5 pm, St. Michael Hall, Calle 58, No. 611, La Plata.

Sunday, June 27, 2010

1 febbraio 1893

by Luigi Speranzafor "Gli Operai" jlsperanza@aol.com

"La "battaglia" fu vinta con gran successo."

"Otto chiamate alla ribalta e i giornali, dal "Corriere della sera" alla "Gazzetta piemontese" tutti a lodare il compositore."

"«Il Puccini si è in questa "Manon Lescaut" rivelato per quello che è."

"uno dei più forti se non il più forte, addirittura, degli operisti giovani italiani»"

-- "aveva scritto Edoardo Augusto Berta sulla "Gazzetta del Popolo"".

"A testimoniare il grande successo dell´opera e il legame con Torino la sera del 9 febbraio, dopo la settima recita (ce lo racconta Giorgio Magri nel suo documentatissimo Puccini e Torino edito da Daniela Piazza, che spiega in maniera approfondita il rapporto tra il compositore e Torino, persino la sua visita a Don Bosco nel 1884), Puccini venne invitato dal sindaco Melchiorre Voli a un pranzo di gala all´Hotel Europa et Grand Hotel di piazza Castello (la Pensione Europa che oggi non c´è più)."

---

La boheme:

"A Manon Lescaut seguì La bohème e Ricordi pensò nuovamente a Torino, vista la positiva accoglienza di Manon, scegliendo scaramanticamente di nuovo il 1 febbraio per la prima. Nel 1896 La bohème andò dunque in scena al Teatro Regio, protagonista nuovamente Cesira Ferrani (a lei il giorno dopo la prima Puccini donò una sua foto con la dedica: «Alla mia vera e splendida Mimì, signorina Cesira Ferrani, riconoscente G. Puccini») ed Evan Gorga come Rodolfo; dirigeva Arturo Toscanini. In sala c´erano Mascagni e Franchetti, la duchessa Isabella di Genova, il conte di Torino; un posto in platea costava 7 lire (più l´ingresso di 5 lire), il loggione 1,50 lire. Il pubblico accolse bene l´opera, ma furono i giornali del giorno dopo a criticarla: «La bohème, come non lascia grande impressione sull´animo degli auditori, non lascerà grande traccia nella storia del nostro teatro lirico, e sarà bene se l´autore, considerandola come l´errore di un momento, proseguirà gagliardamente la strada buona e si persuaderà che questo è stato un breve traviamento dal cammino dell´arte» scrisse Carlo Bersezio sulla "Gazzetta piemontese". Centodieci anni dopo i pubblici di tutti i teatri del mondo gli danno torto applaudendo Bohème tutte le numerosissime volte che va in scena."

Analysis of "Manon Lescaut"

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com

From online source:

"Ogni grande artista prima o poi scrive un’opera in cui rivela se stesso con tutta la consapevolezza di essere uscito dalla fase dell’esperimento scrivendo il suo primo capolavoro - si pensi all’ Idomeneo di Mozart."

"Con "Manon Lescaut", il genio di Puccini si mostra con forza dirompente."

"L’invenzione è profusa a getto continuo e l’ispirazione vi domina, tanto da occultare l’accurato travaglio formale che pure presiede alla struttura."

"Egli era del tutto conscio che il teatro musicale in Europa, dopo Wagner, non poteva più essere lo stesso."

"E fu il primo, e forse l’unico italiano a testimoniarlo con la musica, invece che con chiacchere da ciarlatano."

"Inalterato per lui restava il primato della melodia, e lo dimostrano i numerosi assoli che contribuiscono a tener alta la fama dell’opera, dall’aria del cavaliere Renato Des Grieux, studente:

"Donna non vidi mai"

a "In quelle trine morbide" di Manon, dominata da una sensualità sconosciuta prima di allora a un compositore italiano, fino al vortice del duetto d’amore che domina il secondo atto."

"Ma la scrittura armonica doveva interessare più del consueto, e l’orchestra prendere maggiormente parte al dramma."

"La percezione del pubblico si era molto affinata, le platee cui rivolgersi molto più vaste, il mercato stesso delle opere non era più fossilizzato su idiomi nazionali."

"Bisognava andare incontro all’Europa guidando il pubblico al di là delle rispettive lingue."

"Puccini seppe utilizzare temi e melodie per condurre l’ascoltatore, passo dopo passo, alla comprensione della vicenda, ed esprimere l’emozione più intensa al di là delle parole."

"L’espressione universale non era più miraggio ma realtà."

"In "Manon Lescaut", la struttura musicale (melodie, armonie, tratti sinfonici) narra insieme al canto, supplendo al messaggio verbale."

"Wagner aveva ideato il Leitmotiv, il motivo che orientava l’inconscio dello spettatore suggerendogli legami ideali fra la trama e la costellazione simbolica dei personaggi."

"Gli italiani usavano citare melodie e motivi in diversi contesti, a volte costruendo con ‘reminiscenze’ interi numeri."

"Puccini conciliò questi due mondi."

"Si pensi al momento in cui Manon giunge ad Amiens, accolta da frotte di studenti curiosi. "Vediam / Viaggiatori eleganti": quel profilo melodico di accordi lo ritroveremo quando la protagonista incontrerà Des Grieux

-- "Manon Lescaut mi chiamo" --

verrà richiamato nella romanza del tenore

"Donna non vidi mai"

e prima del duetto dell’atto secondo. Nell’episodio conclusivo la sua cellula costitutiva si trasformerà nella mimesi del vento caldo che spazza il deserto americano, fino a chiudere l’atto nel segno della desolazione."

"Tutta l’opera è intessuta di richiami come questo, in cui una melodia o un motivo potranno essere di volta in volta Leitmotive (dunque presentarsi variati a seconda delle situazioni, come in Wagner) oppure essere richiamati come reminiscenza."

"Nel primo atto Puccini adattò con notevole abilità strutture di tipo sinfonico alle esigenze dell’azione, tanto che l’intero scorcio è analizzabile come una sinfonia in quattro movimenti."

"Strutture scopertamente apparentate a quelle della musica strumentale diventeranno più frequenti nelle opere della tarda maturità, ma la loro inequivocabile presenza anche in questo folgorante inizio dimostra la tendenza dell’artista a trovare nuove impalcature formali, in grado di garantire una diversa cadenza agli eventi drammatici rispetto alle forme di tradizione."

"Veniamo al trattamento dell’orchestra."

"Densa nelle fasce armoniche e ricca di raddoppi - che ribadiscono il primato della melodia potenziata nel suo tratto più scoperto ed emotivo."

"Ma anche un timbro duttile, piegato a mille seduzioni, e perfezionato da un istinto raffinato."

"Verdi si era lamentato che nessuno gli avesse insegnato l’orchestrazione: non era dissimile la situazione di Puccini, ma erano più frequenti le occasioni di sentire la musiche orchestrali tedesche, più intenso il dibattito nei circoli colti."

"Tutta la tessitura timbrica di "Manon Lescaut" rivela un talento sconosciuto a un operista italiano di quel tempo."

"Verdi aveva criticato gli squarci sinfonici delle Villi , fatti «pel sol piacere di far ballare l’orchestra»: ma ora questi episodi prendono parte integrante al dramma."

"Si ripensi all’Intermezzo sinfonico di Manon - una musica a programma: la disperazione di Des Grieux e il suo battersi in favore dell’amata -, al sentimento d’angoscia mimato da violoncello e viola solisti che cantano nel registro acuto frasi cromatiche sopra armonie di settime, universo irrisolto che si spalanca improvvisamente con una grande melodia diatonica in si minore distesa su un immenso arco a piena orchestra, rafforzata in tutte le voci."

"In quel momento la disperazione di Des Grieux diventa quella di tutti noi, e quando la stessa frase riapparirà nell’ultimo atto mentre il giovane, affranto, singhiozza alla vista dello sfinimento della sua donna, l’effetto sarà potenziato dal riascolto."

"Puccini ha dunque saputo fondere in un universo organico e personalissimo gli elementi più disparati."

"Ancora un esempio: l’inizio del secondo atto, trine, merletti, falsità da salotto che si aprono per un istante alla passione sensuale col ricordo di "In quelle trine morbide"."

"Poi i musici, i minuetti e la canzone in stile pastorale ("L’ora o Tirsi")."

"Ma prima l’accordo che apre il Tristan und Isolde , simbolo riconosciuto e riconoscibile dell’amore sensuale, fa capolino per un istante, facendo presagire l’esplosione romantica del duetto dei due amanti."

"Puccini non si limitò a proporre simbolicamente la sensualità come simbolo di colpa, e la trasferì nella musica, dando vita a quella passione disperata che d’ora in poi dominerà l’opera."

"Altro che ‘Tristano dei poveri’, come scrissero alcuni commentatori: soltanto i ricchi d’ispirazione possono scrivere una musica così riuscita, complessa, varia, eccitante."

"Logica conclusione di tutta l’opera è il quarto atto."

"Puccini realizzò in questo scorcio il suo primo esempio di ‘musica della memoria’, come avrebbe fatto in modo altrettanto indimenticabile in occasione delle morti di Mimì, Butterfly e Angelica."

"I temi già uditi si susseguono, facendo interagire il passato col presente, e quel poco d’invenzione realizza un’unità poetica saldissima col materiale di tutta l’opera."

"La musica non deve descrivere nulla, perché nulla accade che non sia il logico effetto di quello a cui abbiamo assistito."

"La fine di Manon è l’inevitabile conseguenza del suo modo di vivere, e assurge a evento metaforico perché non è soltanto un personaggio che muore, ma un imbarazzante simbolo d’amore, come la disperazione non è solo quella di Des Grieux, ma di tutto il pubblico che partecipa di quella morte."

"Questo lungo duetto, interrotto soltanto dalla tragica parentesi dell’aria conclusiva di lei, fa tornare in mente le conclusioni di Don Carlo e Aida."

"E ci rende palese l’enorme distanza col melodramma seriore, là dove la morte era l’unica possibilità per gli individui, oppressi dal potere, di realizzare le loro legittime aspirazioni terrene."

""Ma lassù ci vedremo in un mondo migliore", cantano Carlo ed Elisabetta, "O terra addio; addio, valle di pianti ..." è l’ultima melodia di Aida e Radames, a cui «si schiude il cielo». «Non voglio morir!» urla la solitaria Manon."

"Gli amanti pucciniani continuano ad avanzare nella sabbia del deserto, fino all’ultimo cercando un’impossibile salvezza, perché l’unica certezza è la vita."

"Sono questi i valori disperati e sensuali dell’inquieta fin de siècle."

"La sensibilità moderna comincia qui dove il cielo scompare, qui dove una donna esala l’ultimo respiro sussurrando."

"«Le mie colpe ... travolgerà l’oblio, ma l’amor mio ... non muore ...»."

1 febbraio 1893

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com

From online source:

"L’accoglienza trionfale del pubblico non sorprese né l’autore né l’editore, certi della qualità del lavoro. Erano presenti tutti i migliori critici del momento, che scrissero resoconti entusiastici: Puccini aveva vinto la sua battaglia per la successione sul trono del melodramma, da lui avviato verso il nuovo secolo."

"studente"

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com

Manon Lescaut
Dramma lirico in quattro atti

il cavaliere Renato Des Grieux, studente (Tenore)

"Passione disperata"

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com

Puccini on Massenet and himself:

«Lui la sentirà alla francese, con la cipria e i minuetti. Io la sentirò all'italiana, con passione disperata.»

1 febbraio 1893

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com

Best account of Puccini's first night:

From

http://www.comitatopuccini.it/page.php?page=21&langId=1

"Puccini passò a Torino l'intero mese di gennaio per preparare il suo trionfo e così fu."

"Pubblico esterrefatto dalla grandezza del compositore lucchese, critica entusiasta del lavoro e della crescita musicale del giovane compositore."

"Puccini era riuscito, nella sua Manon Lescaut, a rendere le melodie, le armonie, la sinfonia elementi narranti tanto quanto il canto che suppliscono al messaggio vocale."

"I suoi temi, le sue melodie conducono lo spettatore, passo dopo passo, alla comprensione della vicenda ed esprimono l'emozione più intensa al di là delle parole."

"È l'opera capolavoro, dove una melodia o un motivo diventano Leitmotive secondo la migliore scuola wagneriana, o sono richiamati con funzione evocativa proprio come nella tradizione operistica italiana."

"Puccini aveva acquisito uno stile inconfondibile con la "Manon Lescaut," aveva vinto la sua battaglia per la successione sul trono del melodramma da lui avviato verso il nuovo secolo, aveva raccolto la richiesta di un pubblico sempre più raffinato, aveva colto al volo l'opportunità di rivolgersi ad una platea sempre più vasta, aveva traghettato lo stile operistico verso un'internazionalizzazione che liberava dai fossilizzanti idiomi nazionali e che farà di Giacomo Puccini un eterno grande."

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Saturday, June 26, 2010

des Grieux -- Cremonini (ne Bianchi)

des Grieux

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com

Why des Grieux is Puccini's best tenor role. Well -- not quite, but I'll be lecturing on him (des Grieux, not Puccini) next Friday to accompany a local production, and I have to motivate myself. I think he is a pretty good tenor role, and I think I love T. Schippa in costume (I have a Dover book of good opera photos): so ridiculous. I have many CDs of instrumental/piano reduction tracks, and must say "Manon Lescaut" wins them all:There's the silly canzonetta which must be echoing some sort of ditty of the times -- it can't have come from Puccini's head:
****** "Tra voi, belle, brune e bionde si nasconde giovinetta vaga e vezzosa, dal labbro rosa, che m'aspetta? Sei tu, bionda stella? Dillo a me! Palesatemi il destino e il divino viso ardente che m'innamori,
ch'io vegga e adori eternamente!"
Then, there's the sublime 'slancio' bit of the "Donna non vidi mai" 'half of the theatre' (as they say -- the male half) will be whistling out of the way from La Scala (such a sophisticated tune: it sounds Edwardian more than nauhgty nineties),
****** "Donna non vidi mai simile a questa! A dirle: io t'amo, a nuova vita l'alma mia si desta. «Manon Lescaut mi chiamo!» Come queste parole profumate mi vagan nello spirto e ascose fibre vanno a carezzare.
O sussurro gentil, deh! Non cessare!"
And two other great bits to come, the "Tu me tradisce" in the bedroom scene, and -
******* "Ah! Manon, mi tradisce il tuo folle pensier: sempre la stessa! Trepida divinamente, nell'abbandono ardente... Buona, gentile come la vaghezza di quella tua carezza; sempre novella ebbrezza:
indi, d'un tratto, vinta, abbacinata dai raggi e dagli effluvi della vita adorata!... Io? Tuo schiavo e tua vittima discendo la scala dell'infamia... Fango nel fango io sono e turpe eroe da bisca
m'insozzo, mi vendo... L'onta più vile m'avvicina a te! Nell'oscuro futuro di', che farai di me?"
Last, but not least, my current favourite, the finale of the 'harbour' scene ("Pazzo son"). What music! It sounds so verista. There is a touch of Cilea and Giordano and Ponchielli to it. I think that is my favourite, and would love an analysis of it.
****** "Ah! non v'avvicinate! Ché, vivo me, costei nessun strappar potrà!...No! no!... pazzo son! Guardate, pazzo son, guardate, com'io piango e imploro... com'io piango, guardate, com'io chiedo pietà!... Udite! M'accettate qual mozzo o a più vile mestiere... ed io verrò felice! M'accettate! Ah! guardate, io piango e imploro! Vi pigliate il mio sangue... la vita! V'imploro, vi chiedo pietà!... ingrato non sarò! (Des Grieux getta un grido di gioia e bacia la mano del Comandante. Manon si volge, vede, comprende - e, il viso irradiato da una suprema gioia, dall'alto dell'imbarcatoio stende le braccia a Des Grieux che vi accorre. Lescaut, in disparte, guarda, crolla il capo e si allontana). Fine ATTO III"
In sum, a tour de force for any tenor worth his name, and I'm glad Cremonini (ne Bianchi) created it. I still haven't found what he died of so young -- and have found just ONE photo online -- not on costume, alas -- at http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/thumb/b/b0/Giuseppe_Cremonini.jpg/180px-Giuseppe_Cremonini.jpg. Comments or further input welcome. Cheers. Luigi Spernza jlsperanza@aol.com

Monday, June 21, 2010

"Mi par l'udire acora" (Nadir -- Bizet, Pescatori) (Tr. Angelo Zanardini)

To accompany production at Teatro Roma.



Je crois entendre encore -- Mi par l'udire ancora
cache sous les palmiers -- a scoso a mezzo ai fior
sa voix tendre et sonore -- la voce sua talora
comme un chant de ramier -- sospirate l'amor
o nuit enchanteresse --------- o notte di carezze
divin ravissement --- gior che non a fin
o souvenir charmant -- o sovvenir divin
folle ivresse doux reve -- folli embrezze del sogno sogno d'amor
aux clartes des etoiles --- dalle stelle del cielo
je crois encore la voir -- altro menar che da lei
entrouvir ses longes voiles -- la veggio d'ogni velo
aux vents tiedes du soir -- prenderli per le ser
o nuit enchanteresse o notte di carezze



----

ITALIAN

Mi par d'udire ancora,
o scosa in mezzo ai fior,
la voce sua talora,
sospirare l'amor!
O notte di carezze,
gioir che non ha fin,
o sovvenir divin!
Folli ebbrezze del sogno, sogno d'amor!
Dalle stelle del cielo,
Altro menar che da lei,
La veggio d'ogni velo,
Prender li per le ser!
O notte di carezze!
gioir che non ha fin!
o sovvenir divin!
Folli ebbrezze del sogno, sogno d'amor!
divin sovvenir, divin sovvenir!
-----

Mi par d'udire ancora
o scosa in mezzo ai fior
la voce sua talora
sospire l'amor!
O notte dicarezze,
gioir che non ha fin,
o sovvenir divin!
Folli ebbrezze del sogno, sogno d'amor!
Dalle stelle del cielo
Altro menar che da lei,
La veggio d'ogni velo,
Pender li per le ser!
O notte dicarezze!
gioir che non ha fin!
o sovvenir divin!
Folli ebbrezze del sogno, sogno d'amor!
divin sovvenir, divin sovvenir!
divin ravissement gior che non a fin

---

"I believe I hear again, hidden beneath the palm trees, her tender, resonant voice,
like a dove's song, o enchanting night, divine rapture, o charming memory, mad intoxication, sweet dream. In the starlight, I believe I see her again,
parting her long veils, in the warm breezes of the evening, o enchanting night,
divine rapture, o charming memory, mad intoxication, sweet dream."

Friday, June 18, 2010

"Manon Lescaut mi chiamo"

July 2nd

"Manon Lescaut mi chiamo".To accompany Puccini's "Manon Lescaut" at the Teatro Avenida, "Gli Operai" dedicate their fornightly meeting to an examination of the tenor role, de Grieux: With Luigi Speranza at the piano

"Manon Lescaut mi chiamo"

Tuesday, June 8, 2010

Loreley libretto -- commentary

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com


LORELEY
Azione romantica in tre atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
Da qui accedi alla versione estesa dell'opera.


Libretto di

C. D'ORMEVILLE, A. ZANARDINI
Musica di

Alfredo CATALANI
Prima esecuzione:

17 Febbraio 1890, Torino

Personaggi:

Rudolfo, MARGRAVIO di Biberich / basso

ANNA di Rehberg, nipote di Rudolfo / soprano

WALTER sire di Oberwesel / tenore

LORELEY orfanella / soprano

HERRMANN barone / baritono




Coro
Pescatori - Boscaiuoli - Arcieri cacciatori - Vassalli
Donne del popolo - Vassalle - Vecchiette
Ninfe del Reno - Spiriti dell'aere
Fanciulli (cantori della chiesa)

Comparse
Burgravi - Conti - Baroni - Guerrieri - Paggi
Trombettieri - Cavalieri - Damigelle
Scudieri - Araldi - Fanciulli poverelli
Frati - Prelati - Vessilliferi sacri

L'azione ha luogo in riva al Reno, nel 1500 circa.


ATTO PRIMO
Scena prima
Scogliera in riva al Reno.

A sinistra, l'ingresso d'una cupa grotta. - Nel fondo, strade che s'incrociano al quadrivio rappresentato dal fondale. - A destra un folto bosco. - È l'alba.

Pescatori, Arcieri e Boscaiuoli seguiti dalle loro Donne entrano in iscena da varie direzioni. Un gruppo di Vecchie con fardelli di legna in capo esce dal bosco. Alcuni Boscaiuoli sono già in iscena, intenti a tagliare un tronco d'albero.
BOSCAIUOLI
(ai Pescatori ed Arcieri cacciatori)

Buona preda!
PESCATORI, ARCIERI
Chi sa?
BOSCAIUOLI
Ci son de' guai?
PESCATORI, ARCIERI
Il picco di Thabor s'è tinto in rosso...
BOSCAIUOLI, DONNE
E vuol dir?
PESCATORI, ARCIERI
E vuol dir...
BOSCAIUOLI, DONNE
Che mai? Che mai?
ARCIERI
Che il cervo è all'erta...
PESCATORI
E al mar il carpio ha mosso!
BOSCAIUOLI, DONNE
Ma doman...
ARCIERI
Chi no 'l sa!
BOSCAIUOLI, DONNE
Compiuto il rito,

c'è al castel...
PESCATORI
Chi no 'l sa!
BOSCAIUOLI, DONNE
Lauto convito!...

Walter, il nostro sire...
PESCATORI, ARCIERI
E chi no 'l sa!
BOSCAIUOLI, DONNE
Ad Anna di Rehberg l'anel darà!...
VECCHIETTE
(sopravvenendo in gruppo)

Mah!...
TUTTI
Che sarebbe a dir?
VECCHIETTE
C'è sempre un mah!
VECCHIETTE
I re Magi si son visti

a Colonia smorti e tristi...
TUTTI
Dio disperda il malo augurio!
VECCHIETTE
E nel povero tugurio
che scavato abbiam nel tufo
ulular s'è inteso il gufo!
UOMINI
(minacciandole)

Ah! le vecchie! le maliarde!
DONNE
(trattenendo gli uomini)

Saghe son della foresta!
UOMINI
Il fardel che avete in testa
ché non v'arde! ché non v'arde!
VECCHIETTE
(impassibili)

S'è veduta sulla bruna

ier raminga andar la luna,
con intorno un verde velo...
DONNE
(spaurite)

Il color non è del cielo...
PESCATORI
(alle vecchie)

Ah! col mal detto m'avveleni l'esca...
ARCIERI
E col mal occhio mi disvii lo strale...
PESCATORI
La colpa è tua, se fallirà la pesca...
ARCIERI
Tua, se ci sfugge il daino od il cignale...
BOSCAIUOLI
Han ballato stanotte alla tregenda...
PESCATORI, ARCIERI
Facciamole ballar la ridda orrenda!...

(si avventano contro le vecchie)
DONNE
(inframmettendosi)

Pe 'l santo re Gaspar di lor pietà!

(si accapigliano)
HERRMANN
(entrando dal fondo)

Bella virtù di prodi in verità!
UOMINI
(si arrestano di botto accusandosi l'un l'altro)

È stato lui!... non io!...
HERRMANN
(accennando imperiosamente a tutti di uscire)

Tutti al lavor!
TUTTI
(ritraendosi a voce bassa e con rispetto)

È desso Ermanno... il pietoso signor.

(fra di loro, nell'allontanarsi, alternandosi)

Eppur...

Che c'è?

Le vecchie...

ci han stregato

le reti...

gli archi...

se fosse mai vero?...

Il picco...

è rosso...

e il sol non s'è levato...

È in ritardo?

Chi sa!

Mister!

Mistero!

(escono in diverse direzioni)
HERRMANN
(con dolore)

Da me Walter che brama?...
Perché mi vuole a questa
scogliera mesta?
HERRMANN
(con angoscia)

Già più il mio cor Walter non ama?!...
Non è sua fidanzata
Anna, la vergin dal mio cor desiata?...
Ah! invano io dunque nel cuor profondo
il mio secreto nascosto ho al mondo?

(vedendo giungere Walter, riesce a vincere la sua commozione, ed esclama quasi trionfante:)

È desso! e la sua vista ogni pensiero
cupo dissolve!... Un uom ritorno ed amo.
(corre con slancio ad incontrare Walter che entra dalla destra)
Walter ed Herrmann.
HERRMANN
Idee torve surgon dalla tetra
scogliera desolata!...
È un loco di terror!...
Perché qui vieni e fuggì il nido dell'amor?
WALTER
(cupo)

È questa spiaggia desolata e tetra
come il mio cuor!
Per me ogni pietra
mi ricorda un rimorso, mi ricorda un terror!
HERRMANN
(guardandolo con sorpresa e dolore)

Ohimè che avvien di te?
WALTER
Fedele amico

a me tu sei...
HERRMANN
T'affida!
WALTER
(tendendo a lui le braccia)

Tu nella via d'onore
me traggi e salva!
HERRMANN
Parla!
WALTER
Candida e bella
una donzella
ebbe da me la fede
di sposo! Anna... ed a lei...
(movimento di Herrmann che tosto reprime)
WALTER
...sul sacro altare
legarmi oggi degg'io
con nodo eterno...
HERRMANN
(agitato)

Ebben?
WALTER
Tremenda, o Ermanno

s'agita qui nel mio turbato core
una tempesta...
HERRMANN
(con impeto)

Ed Anna?

(correggendosi)

La tua sposa

volevo dir, non ami più?
WALTER
M'ascolta!...
WALTER
Nel verde maggio, ~ un dì dal bosco

a questa spiaggia ~ il piè movea;
cadea la notte ~ per l'aër fosco,
l'astro d'argento ~ già risplendea.

Quando ad un tratto ~ solinga vergine

divinamente ~ bella m'apparve...
Laggiù del Reno ~ sedea sul margine,
come regina ~ d'eteree larve.

Sciolte sugli omeri ~ le chiome bionde

pareano un manto ~ di luce e d'or;
e d'eco in eco ~ per quelle sponde
volava un languido ~ inno d'amor!
HERRMANN
Che festi allor?
WALTER
No 'l so!

So che l'amai... m'amò!
So che il suo sguardo etereo
che infiamma ed accarezza
con una nuova ebbrezza
m'imparadisa ognor...
HERRMANN
(vinto suo malgrado dalla gioia che sente)

(Sobbalza affannoso ai suoi detti il mio cor!
Perché esito? E ignoto m'assale un terror?

(con fermezza)

Ah! no... non lo debbo... più forte, o pensier,
è onor che me chiama al suo retto sentier!)
WALTER
(supplichevole)

Ah! tu m'aita e salva!...
HERRMANN
(tende le braccia verso Walter; e le parole ch'egli rivolge a lui sono il secreto linguaggio che la sua coscienza, quasi suo malgrado, gli mormora dentro)

Salvezza tu chiedi,

tu cerchi soccorso,
ma cieco non vedi
l'abisso fatal.

Dal fiero rimorso

salvarti puoi solo
librandoti a volo
nel puro ideal!

L'insano delirio

che il senno t'adombra
è febbre dei sensi,
non fiamma del cor.

La nube malefica

dall'alma disgombra
coi mistici incensi
d'un vergine amor.
WALTER
(con disperazione)

Ma come strapparne

l'immagin dal core?
È dessa il mio nume,
destin questo amore!
HERRMANN
(Ah! maledetta l'ora

che nacqui a tal tormento!)

(con dolcezza a Walter)

Ad Anna pensa! È l'angelo

che t'ha mandato iddio...
essa coi baci fervidi
darti saprà l'oblio!

Tu nelle sue carezze

la calma troverai...
Nelle gioconde ebbrezze
tutto tu scorderai...
(erompe in singhiozzi. Invano Walter tenta di trattenerlo dicendogli)
WALTER
M'ascolta, m'ascolta...

Pietade di me!
Non dir che m'è tolta
dal ciel la mercé.
HERRMANN
(con desolata tristezza)

La nube malefica

dall'alma disgombra...
(la commozione gli tronca la parola. Egli non può più proseguire e si allontana rapidamente)
Walter, indi Loreley.
WALTER
Tutto, ahi dunque finì!... vinta è la lotta
fra la mente ed il core!...
Insaziabil brama
mi seduce, m'attrae... voce d'onore
mi trattien, mi richiama...
Pari è l'abisso!... Ebben... sia!... Ti prepara,
Loreley, diletta, al duro passo omai!...
È la fatalità, che ci separa...
ma t'amo e t'amerò, come t'amai!...
LORELEY
(dall'interno)

Da che tutta mi son data

all'ebbrezza dell'amor,
sparve a un tratto dal mio cor

ogni dolor!...

Dolce un'estasi beata

i miei sensi affascinò...
Io l'amava ed ei m'amò...

altro non so!...
WALTER
La sua voce! ella vien!... fatale incanto
m'arde ogni vena e mi costringe al pianto!...
LORELEY
(sulla scena cogliendo fiori)

Della luce del mattin

omai il ciel si rivestì
e la terra m'apparì

tutta un giardin.

Vago zeffiro gentil

scuote i rami e bacia i fior,
ed io sento nel mio cor

tornar l'april.
WALTER
(movendole incontro)

Loreley!
LORELEY
(slanciandosi verso Walter)

Tu qui?... tu qui... ti trovo alfine!...
WALTER
Tu mi cercavi?...
LORELEY
E quando

non ti cerco?... Non sai
che, divisa da te, son come un'ombra
priva di sensi e moto?
Che, se mi manchi tu, tutto mi manca?...
Da un triste orribil sogno
l'anima questa notte ebbi sconvolta,
ed una strana
tristezza arcana
mi restò nella mente.
Mossi al bosco turbata, irrequieta,
m'assisi e t'aspettai!... ma non venisti!...
e già quasi credea che l'amor mio
posto avessi in oblio...
Ma no... ti trovo alfine, e mi ridesti
a quella gioia che sol cerco e bramo
e che mi dai tu sol col dirmi: io t'amo!
WALTER
Ahimè!... quai dolci accenti!
Pur molte e gravi cose ho a dirti! ascolta!
LORELEY
No ~ più tardi ~ domani... un'altra volta!
LORELEY
(con abbandono)

Lascia per or che libero

abbia uno sfogo il core,
e si ritempri l'anima
ai raggi dell'amore;

lascia che i miei si possano

negli occhi tuoi fissar,
e la mia bocca il nettare
dei baci tuoi libar!...
WALTER
Loreley, non più!...
LORELEY
Ripetimi

che l'amor tuo son io...
WALTER
(Oh! mio supplizio orrendo!)
LORELEY
E non una parola

tu mi rispondi? Ahimè!...
Abbandonata e sola,
lo sai, non ho che te!
LORELEY
Non fui da un padre ~ mai benedetta,

bacio materno ~ non ebbi mai,
nella mia casa ~ nessun m'aspetta,
nessun mi chiede ~ se ho in petto un cor...

Ma, dal momento ~ che amata amai,

m'innalzo all'estasi ~ d'un gaudio immenso,
per te rivivo ~ respiro e penso,
per te m'inebrio ~ di luce e amor!...
WALTER
(quasi fuori di sé)

(Ed io dovrei respingerla,

potrei tradirla? ah no!)
LORELEY
Che fu?... che hai?... rispondimi!
WALTER
Nulla... ti calma... il bramo.
LORELEY
Dimmi che m'ami!...
WALTER
Io t'amo

e sempre t'amerò!
LORELEY, WALTER
Per te sol vivo ~ respiro e penso,

per te m'inebrio ~ di luce e amor!...
(si odono allegri squilli di tromba dal castello di Walter)
(Walter si scioglie dall'amplesso di Loreley e rimane come impietrito. Si porta la mano alla fronte in atto di raccogliere le idee smarrite; indi con risoluzione suprema ed accento desolato volgendosi a Loreley muta, esterrefatta, esclama:)
WALTER
Maledici l'istante, in cui è nato

da un bacio il nostro amor!

Impreca all'uom che amasti!... al vil, ingrato!...
LORELEY
(disperata)

Taci! m'ispiri orror!
WALTER
(ghermendole la mano o additandole le torri del suo maniero, che s'ergono sull'alto del poggio lontano)

Vedi tu!... colassù!... nel mio maniero

un rito si prepara...
LORELEY
(fuori di sé)

Parla!... qual rito?... di' che non è vero!
WALTER
(con isforzo supremo)

Un'altra io traggo all'ara!...
LORELEY
Un'altra... hai detto? a qual altare?... ed io?...
WALTER
Pietà del dolor mio!
LORELEY
(furente)

Pietà? no! non ti lascio pe 'l tuo dio!...

(gli si avvinghia intorno)
WALTER
(sciogliendosi, con disperazione estrema)

Loreley... per sempre addio!
(si allontana rapidamente. - Loreley retrocede inorridita, manda un grido e stramazza come corpo morto. Appare subito dal fondo Herrmann. Si sofferma a guardare con odio dietro Walter. Poi si avanza lentamente assorto in cupa meditazione)
HERRMANN
Io stesso dunque Anna ho perduta...
e ad uno che non l'ama la donai?!
Un vil io fui!

(con impeto, accennando a Loreley)

Walter giammai

la sua lugubre lotta vincerà.

(avvicinandosi alla Loreley e guardandola pietosamente)

Fanciulla mesta, una larva... un desio...
affannosi inseguiamo e dolenti...
abbiam la stessa meta, preghiam lo stesso dio;
come due stolti e squallidi credenti.

(con forza)

Io più non piango
ma la mia sorte infrango!

(si toglie dal collo una collana alla quale è appesa un'immagine sacra, e la getta da sé lontano)

Pietà, valor, onor, il giusto, iddio,
queste menzogne caccio dal pensier!

(guarda con terrore il buio ingresso della grotta)

La cupa grotta è questa!... E già mi guata
e mi tenta colla sua fauce aperta!

(esita ancora, poi con terribile risoluzione esclama:)

Sia la mia vita eterna cupo orror,
sol ch'io mi bei un'ora del suo amor!
HERRMANN
Se il vero le leggende

narrano, nell'onde
un bieco re s'asconde
che ne ascolta e ne intende,

che l'anime raccoglie

stanche, affrante, dolenti,
siccome morte foglie
che a lui portino i venti.

Egli n'ode il lamento...

e ne appaga il desio...
e ne allevia il tormento.

(colle braccia tese verso il Reno)

Or io t'invoco, o dio,

(indicando la Loreley)

perché costei tu alletti
alla torva vendetta
e tuo poscia sarò!...

Convertirai in serpi le mie braccia,

e muterai in rostro la mia faccia,
e in mostro l'esser mio
che rassomiglia a dio!...
Sarà la mia dimora
il fango d'una gora
e il mio sangue veleno,
o fosco re del Reno!

(con forza)

Ma vendica costei!...
HERRMANN
Convertirai in serpi le mie braccia,
e muterai in rostro la mia faccia,
e in mostro l'esser mio
che rassomiglia a dio!...
Sarà la mia dimora
il fango d'una gora
e il mio sangue veleno,
o fosco re del Reno!

(con forza)

Ma vendica costei!...
(scende precipitosamente nella grotta. Intanto dense nubi avvolgono la scena. Guizza la folgore, si scatena la tempesta)
Scena seconda
Le nubi a poco a poco dileguandosi, lasceranno scorgere un sito alpestre con alte rupi praticabili in una specie di seno chiuso formato dal Reno. Fra le rupi a picco nereggiano profonde caverne. A sinistra, al di là del fiume, uno scoglio sporgente. In lontananza, la spiaggia di Oberwesel.
Coro di Ninfe del Reno e Spiriti dell'aere.
SPIRITI DELL'AERE
(dalle caverne)

Dai gioghi della Rezia ~ dalle arene cocenti,

da ghiacci e nevi eterne ~ da laghi e da torrenti,

da monti e lande inospiti ~ da vergini foreste

del sacro Ren nei flutti ~ noi veniamo a ruggir;

a Tore, l'implacabile ~ signor delle tempeste,

veniamo il nostro sibilo ~ l'alito nostro a offrir.
Le nubi saranno completamente scomparse; e in lontananza appariranno gruppi di Ninfe natanti nel Reno e rischiarate dalla luna.
NINFE
Spose invisibili

d'incauti amanti,
veniam dall'isole
dei dolci incanti;
lievi impalpabili
larve oscillanti,
siam luce e spirito,
ma sempre erranti.

È tal dolcezza

nei nostri canti,
che i naviganti
colmi d'ebbrezza,
alla fantastica
nostra dimora
volgon la prora
a cor seren...

E giù nei vortici

piomban del Ren.
(la scena torna a farsi oscurissima)
TUTTI
Fra vele schiantate

da vento crudele,
fra giunche ingoiate
dall'onda infedele,
sull'ali del turbine
amiamo volar,
la ridda dei naufraghi
ci piace danzar.

Nel ciel, fra le sponde

sospinte, percosse
le nuvole e l'onde
già fremon commosse;
c'è lampo vivissimo,
il guizzo del fulmine,
dolcissimo suon
lo scroscio del tuon!
LORELEY
(quando tutto è silenzio, scende affannosamente da una rupe dal fondo e si reca sul davanti della scena: ha il volto pallido, le sembianze scomposte, l'occhio vitreo e irrigidito)

Ove son?... donde vengo?... e dove vado?...
e che m'importa?...
Sono un fantasma di fanciulla morta,
che nel mistero della selva oscura
vagola senza meta alla ventura!...
Impreca all'uom che amasti, ei mi diceva,

impreca al vil, ingrato!

Nel mio manier un rito si prepara...

«Un'altra io traggo all'ara!»
. . . . .
LORELEY
Ma... forse è un orrido

sogno che mi sconvolge e mente e cor...
Forse io m'immagino
d'esser tradita ed egli m'ama ancor!

Oh! se, svegliandomi,

riveder lo potessi a me d'accanto,
oh! se un suo bacio
scender sentissi ad asciugarmi il pianto!...

Ecco! ei mi chiama... ei m'ama!

(poi tornando ad un tratto al sentimento del vero)

Che dissi?... Ah! no! follia!

Son queste larve d'egra fantasia...
Realtà l'angoscia che mi strazia il core...
chi mi compensa del rapito onore?
SPIRITI DELL'AERE
Chi irresistibil spiri

nuovo strazio d'amor al vile in seno!
LORELEY
E lo può far?
SPIRITI DELL'AERE
Albrich, il re del Reno!
LORELEY
(con impeto di subitanea risoluzione)

Ebbene! ogni pietà spenta in me sia...

e tu fatti di bronzo, anima mia!
LORELEY
O forze recondite

degli antri più cupi,
che sin dalle viscere
scrollate le rupi,

sorgete,
accorrete,

v'attendo... son qua.
SPIRITI DELL'AERE
Ci chiami?...
Che brami?...

Favella... siam qua.
LORELEY
Voglio beltà che affascini,

sguardo che il cor conquida,
voce che scenda all'anima,
amor che inebri e uccida!
SPIRITI DELL'AERE
L'avrai, se giuri al Reno

fede di sposa...
LORELEY
E sia!

Giuro, pur ch'io mi vendichi...
SPIRITI DELL'AERE
Vendetta avrai! Ma pria

del mistico connubio

compi il terribil rito...
L'onda nuzial del vortice
ti fa l'estremo invito!...

Confida ad essa il pianto

dell'ultimo dolor,
e, per divino incanto,
sei rediviva ancor.
LORELEY
A te si sposi, o mistico

fiume, l'ambascia mia!
Spoglio il mio vel...
SPIRITI DELL'AERE
Le braccia

t'apre lo sposo...
LORELEY
E sia!

(si getta a capofitto nel fiume)
(nello stesso istante sullo scoglio sporgente al di là del Reno, apparisce Loreley completamente trasfigurata, vestita di rosso colle chiome sciolte e un pettine d'oro in mano; e dalle rupi, dagli scogli escono ninfe del Reno e spiriti dell'aere, che le si inchinano come a regina)
CORO
generale

Salve, o fanciulla fatalmente bella,

salve, o possente irresistibil fata,
del sacro Reno insiem sposa ed ancella.
LORELEY
(dall'alto dello scoglio, con un lampo di gioia)

Non son più larva di fanciulla morta...

Walter, per vendicarmi io son risorta!...
ATTO SECONDO
Scena unica
A destra il castello del Margravio al quale si ascende per una gradinata. - In lontananza, fra le piante alte d'una selva, si scorgono le torri merlate del castello di Walter. - A sinistra, diagonalmente al fondo, una piccola chiesa di stile gotico appartenente al castello del Margravio. - Nel fondo scorre largamente il Reno, sulla riva opposta del quale si vede sporgere a picco lo scoglio della Loreley. - Sul davanti, a sinistra, una piccola fonte circondata da piante ombrose e da statue. - Luce mattutina.
All'alzarsi della tela Anna è seduta presso la fonte, circondata da alcune Damigelle e dalle sue Vassalle. Anna è vestita di bianco, ma non ha ancora il manto, il velo e la corona di sposa.
ANNA
(gaiamente)

Gorgheggiate, usignoli, a volo libero

sulla siepe odorosa!

Piena di gioia in questo giorno ho l'anima,

anch'io son fatta sposa.
VASSALLE
Canta il giorno per te, cantano i fior,

e ti sorride Amor!
Ave, o celeste rosa!...
ANNA
L'età verde fuggì come serena

primaveril giornata!

Or di nuovi sospir l'anima ho piena,

io amo e son amata.
VASSALLE
L'età verde per te rivive ancor,

se palpiti d'amor!
Ave, o beata sposa!
ANNA
Chi sa di voi se più soave è l'ora,

in cui si sogna il ciel,

o quella, in cui la sospirata aurora

ti stringe al tuo fedel?
VASSALLE
È il sogno dell'amor etereo canto,

è paradiso l'estasi del pianto
in braccio al suo fedel!
ANNA
Ah! son felice! ma... i miei vaghi doni

non li ho ammirati ancor!
(una damigella le porge un cofanetto dal quale prende un monile di perle e uno di zaffiri)
ANNA
Oh! il bel monil! son candide

perle dei lidi assiri...
E questi!, oh come brillano!
Son persici zaffiri...

(se ne adorna)

Mi fanno vaga, ditemi,
e bella apparirò
a Walter mio?
VASSALLE
Sì fulgida

veduta ancor non t'ho!
ANNA
(prendendo delle penne d'airone)

E queste piume? intrecciansi
raccolte a' miei capelli?
M'adornano?
VASSALLE
Li rendono

più scintillanti e belli!...
ANNA
Oh! dunque ei m'amerà!
Ei m'amerà! riditelo!
VASSALLE
E amar chi non potriati,
angelica beltà!
ANNA
Amor, celeste ~ ebbrezza e pena,

perché mi turbi ~ il sen cotanto?
Nella mia vergine ~ gioia serena
cerco il sorriso ~ e trovo il pianto!

Ahi! nelle notti chiare

talor la nube appare
e il sogno incantator
è un'ansia pe 'l mio cor!

Talor, seguendo ~ di stella amica

con occhio insonne ~ il tramontar,
interna voce ~ par che mi dica
così il tuo sogno dovrà passar!...

Ma no!... fur vane larve...

l'alba sognata apparve,
non sogno più l'amor,
ei vive nel mio cor!
VOCI
interne

Ave, Maria!
Ave, Maria!
I precedenti, i Fanciulli, le Vecchiette, indi Herrmann.
ANNA
Ah! i miei fanciulli! le mie poverelle!

(alle sue damigelle)

Deh! fateli venir!
(le damigelle fanno un segno al di fuori. Entrano i fanciulli e le vecchiette; i primi portano mazzolini di fiori di campo, le seconde hanno in mano rosari)
(accennando ai fiori colti dai fanciulli, che questi porgono ad Anna)
VECCHIETTE
Son fior che con le mani picciolette

han colto questi cari...

E questi delle povere Vecchiette

son gli ultimi rosari!
(offrono i rosari, che Anna accetta con riconoscenza, commossa)
ANNA
Innocenza e pietade in voi s'aduna,

povera gente!
VECCHIETTE
Oh! noi t'amiam, perché sei bella e pia!

Sii benedetta, come

lo fu la santa, di cui porti il nome,

la madre di Maria!
ANNA
(distribuendo limosine)

A voi, fanciulli, a voi!

Non è la carità,

ch'Anna vi faccia, è dio che ve la fa!
TUTTI
Ave, Anna Maria.
(l'organo della vicina chiesa prelude brevemente)
ANNA
Or che per me s'appressa il gran momento,
raccor mi voglio co' lo spirto in dio!
La vostra prece renda
al ciel più grato l'offertorio mio!

(entra nella chiesa)
(le damigelle e le vassalle la seguono. Le vecchiette s'inginocchiano sui gradini della chiesa coi fanciulli)
ANNA
dall'interno

Ave, del mar o stella,

vergine e madre a dio,
porta del ciel!
VECCHIETTE, CORO INTERNO
Ave, del mar o stella,

vergine e madre a dio,
porta del ciel!
ANNA
dall'interno

D'Eva mutato il nome

hai col saluto angelico
di Gabriel.
(Herrmann appare dal lato opposto, come attratto suo malgrado dalla voce di Anna)
VECCHIETTE, CORO INTERNO
D'Eva mutato il nome

hai col saluto angelico
di Gabriel.
HERRMANN
La sua voce! Essa è là!...

(come assorto in contemplazione)

La sua preghiera pia

scende nell'alma mia;
novo, divin desio
ragiona nel mio cor,
e il rimorso vi desta ed il terror!
ANNA
(proseguendo l'inno)

Tu dall'error ci libera,

o vergine senza par,

astro del dì!

Ci addita, o madre pia,

del tuo Gesù la via,

e sia così!
TUTTI
E sia così!
(finita la preghiera, le vecchiette e i fanciulli escono dal fondo. - Anna seguìta dalle sue damigelle esce dalla chiesa, e attraversa la scena per entrare nel castello)
HERRMANN
(scuotendosi alla vista di Anna)

(Come a un demonio a cui si schiude il cielo
la gentil creatura, ecco, m'appare!
Arcana forza a lei mi tragge!... Anelo
ad un suo sguardo... al suo parlare!...)
(avvicinandosi ad Anna e fermandola)
HERRMANN
(con passione)

Anna, sofferma il piè...
sono un dolente che t'implora...
mi prostro innanzi a te!
M'ascolta pria che l'ora
dell'uman destin si svolga
e te nel tetro orrore
d'un desolato amore
d'una menzogna incoscente travolga...
ANNA
(sorpresa)

Che vuoi tu dir?
HERRMANN
Che Walter più non t'ama!
ANNA
(con forza)

Che vuoi tu dir?
HERRMANN
Walter non t'ama più!...
ANNA
Strugger perché vuoi tu il mio paradiso,
ed in pianto cangiare il mio sorriso?
HERRMANN
(con impeto)

Perché t'amo, fanciulla, e vo' salvarti!...
ANNA
(con accento di disprezzo)

(retrocedendo)

Or ti comprendo! È menzogna o follia
la tua!...
HERRMANN
Menzogna?...
ANNA
Non vo' più ascoltarti!...
HERRMANN
(con slancio e mestizia)

Guarda negli occhi miei, ed il mio pianto
a te dirà che t'amo, ma non mento!
HERRMANN
(con immenso trasporto)

T'amo, o pura giovinetta,
e la tua sorte m'affanna...
All'altare là t'aspetta
una larva empia che inganna!
ANNA
(con soave tranquillità)

E fosse pure il vero
quel che tu dici... e sia!
È questo il mio sentiero,
è questa la mia via!...
Io sua sarò! E a te che mi hai tentata
in ora così santa, a te perdono!

(fa risoluta un cenno alle sue damigelle e, senza più guardare a Herrmann, si avvia nuovamente al castello)
HERRMANN
(con gesto di dolore e di minaccia)

Il mio detto è menzogna?
Il mio amore è follia?
Ebben, fanciulla pia,
segui pur la tua via.
Ritto sul tuo cammino
t'attende il mio destino!

(si allontana lentamente)
Si odono allegri squilli di tromba che annunciano l'avvicinarsi del corteo nuziale.
La scena si popola di Vassalli e Vassalle di Walter e del Margravio vestiti a festa.
CORO
(festosamente)

Alteri ergete

le auguste cime
torri e pinacoli
nel dì sublime!

Del gran maniero

la vaga stella
oggi inanella
l'almo guerriero!

Scintilli il Reno

in roseo vel!
Sien Tutti in giubilo
e terra e ciel!
(alcuni contadini e contadine entrano in iscena correndo e portando piccoli mazzi di fiori che distribuiranno durante la seguente danza)
Valzer dei fiori.
Coro durante la danza.
DONNE
La danza sospira
e in rapida spira
ne avvolge, ne aggira.
UOMINI
(scherzando e ridendo, ammiccandosi fra di loro le contadine)

Nei stretti corsetti,
a ignoti diletti,
sobbalzano i petti.
Frementi, anelanti
si stringon tremanti
al seno gli amanti!
DONNE
I dolci concenti
son blandi e silenti
sospiri di venti.
TUTTI
La danza sospira
e in rapida spira
ne avvolge, ne aggira!
(squilli di tromba dal fondo della scena. La danza s'interrompe. Tutti si affollano, accennando con grida di gioia l'avvicinarsi del corteo)
CORO
Silenzio!... appare e sfila

in lunga fila
e s'avanza e scintilla
il corteo nuzial.
(appare il corteo)
CORO
(mentre sfila il corteo)

Ecco la schiera
dei candidi guerrier,
dai dorati corsetti,
co' la bianca bandiera
e co' gli elmetti
dai lucenti cimier!

Vedi i paggi stemmati

dai rosei manti!...
e i donzelli spavaldi
e i bruni araldi!
Ed i scettrati
conti sfolgoreggianti.

Passano i frati

e grigi e bianchi e neri!
Passa il fulgore
delle terse spingarde
e le alabarde...
ed i caschi abbrunati
dei frombolieri,
e i pomposi prelati!
(appare Walter seguìto dai baroni)
CORO
E Walter! È il vezzoso
leggiadro sposo!...
Già schiudesi il maniero
al giovin cavaliero!
(Walter si avanza solo sino ai piedi della gradinata del castello. Squilli di tromba. Si spalanca la gran porta del castello, ed appare Anna risplendente nella sua ricca veste di sposa. Dietro a lei stanno il Margravio e le damigelle. Walter ed Anna si guardano. Nello sguardo di Anna è una grande tristezza. Walter è soavemente commosso. Anna si avanza sola e tremante; poi si ferma a mezzo della gradinata)
WALTER
(tendendo a lei le braccia)

Non t'angosciar, se il riso

tarda, o fanciulla, ad irradiarmi il viso.
Un insolito palpito m'assale,
e tu cagion ne sei...
Trema l'umil mortale
se il labro appressa al bacio degli dèi!
ANNA
(discendendo verso Walter)

La tua voce mi suona
come cantico d'angeli nel cielo
è tua la mia corona,
e tuo sin d'ora il verginal mio velo!
Guarda negli occhi miei!...
Quel guardo mi dirà se mio tu sei.
MARGRAVIO
(a Walter)

Felice te, che al talamo dorato
costei ne adduce che ha l'amor creata!

(commosso ad Anna)

Ah! sii felice!
(si ode preludiare l'organo della chiesa e rintoccare gravemente la campana del castello. Dalla chiesa escono sacerdoti, vessilliferi sacri e fanciulli (cantori). - Herrmann intanto sarà entrato dal fondo, e perduto tra la folla, spierà ciò che succede, non cessando di guardare fissamente Anna)
Epitalamio.
CORO
generale

L'altar di candidi

veli e di porpora
esulta! cantano
nel cielo gli angeli!
Esala il tempio
divini aromati!
Celesti cantici
sussurra l'organo!
Te chiama, o vergine,
l'altare candido
e «Amore! amore! amore!»
i cieli inneggiano.
(durante l'epitalamio, il Margravio conducendo per mano gli sposi, farà far loro il giro della scena per ricevere gli omaggi di tutti i presenti. A un dato punto Herrmann, riuscito ad avvicinarsi ad Anna non visto, rapidamente le sussurrerà all'orecchio:)
HERRMANN
(additando Walter)

Lo guarda... e leggi il ver nel suo pallor!...
Se il vuoi!... sei salva!

(con accento di disperata preghiera)

Ancor t'imploro! Ancor!
(Anna con un gesto di disprezzo lo respinge da sé)
(compiuta la presentazione degli sposi il corteo nuziale sta per entrare in chiesa, quando ad un tratto guizza un lampo lontano. Walter solo si volge e sul lontano scoglio al di là del Reno, scorge Loreley in veste rossa fiammeggiante trapunta a stelle, con un pettine d'oro che le raccoglie sul capo le lunghe chiome bionde, ondeggianti sulle spalle e una piccola cetra pur d'oro in mano. Walter manda un grido, che tosto reprime. - Il corteo si arresta. - Guizza più vicino e più lungo un lampo fosforescente. Stupore e commozione generale. Il corteo si scompone. Il Coro si porta vivamente verso il fondo guardando a destra, di dove è apparsa la luce misteriosa)
CORO
(alternandosi)

Qual fosforeo baglior!
S'è come in roseo vel
trasfigurato il ciel!
(Walter tramortisce e fa atto di avviarsi ancor esso verso il fondo)
ANNA
(trasalendo)

Walter, che vedi?
MARGRAVIO
Qual cagion di pianto

in tanto dì le dai?
ANNA
Walter, che hai?
WALTER
(smarrito)

(L'ho veduta! era dessa! in quelle spoglie!
Un fascino terribile, implacabile
m'arde la mente e il cor!)
CORO
(portandosi sempre più verso il fondo, alternandosi)

Oh! di beltà prodigio!
È una fata o una santa?

Vola, più che non prema il suol co 'l piè!
ANNA
(esterrefatta)

Padre! mercé! mercé!
CORO
Qual larga striscia d'oro
là dove passa lascia!
HERRMANN
M'inebrio a quest'ambascia!
CORO
Ella vien!

Ella vien!

S'avanza!
MARGRAVIO
Al fiume

la rea perturbatrice!
(comparisce Loreley)
CORO
(in atto d'investirla, poi retrocedendo sin sul davanti della scena come incolti di subito terrore)

Ahi! ci colpì

col folgore degli occhi!
WALTER
Sventura a chi la tocchi!
ANNA
Cielo!
MARGRAVIO
O nefasto dì!
I precedenti, Loreley.
(Loreley porta le stesse vesti e la stessa acconciatura dell'apparizione, travista appena dal solo Walter. Essa rimane nel fondo della scena, mentre nel mezzo sta il solo Walter, estatico, affascinato. Il Coro si è aggruppato variamente su due lati. Il Margravio e Anna stanno al proscenio, staccati dalle masse, verso destra, Herrmann, solo, a sinistra)
LORELEY
(verso Walter)

Vuoi tu provar gli spasimi

d'una ignorata ebbrezza?...
Vuoi tu languir nell'estasi
di celestial dolcezza?...

Vieni al mio seno... stringimi

in lungo amplesso al cor!
E mente e sensi ed anima
t'infiammerò d'amor!
WALTER
(Incanto irresistibile!

Poter fascinator!
Tutti al pensier mi tornano
i dì dei nostri amor!)
ANNA
(movendo verso Walter)

Walter, risensa! guardami!

Non mi spezzare il cor!
Potrai da te respingermi
il primo dì d'amor?...
HERRMANN
(con immensa ebbrezza, guardando Anna)

Anna, t'ho conquistata!

Pugnai lotta immortale!
Che val se un dio fatale
ti lega forse a me?
MARGRAVIO
(raccogliendo Anna tra le sue braccia)

Anna, diletta figlia,

raccogliti al mio cor!
Gli ottenebrò lo spirito
dei sensi un breve error!
CORO
Chi vide mai rifulgere
cotanti raggi d'or?
È donna, angelo o dèmone,
ch'arde le menti e i cor!
(durante il concertato, Loreley è rimasta immobile colla mano sul plettro, non istaccando mai gli occhi da Walter su cui versa l'onda del suo fascino magnetico. Sul finire dell'assieme, ella move alcuni passi innanzi, mentre tutti si ritraggono quasi percossi dalla scintilla dei suoi sguardi)
LORELEY
(verso Walter)

Vieni! gli sguardi brillano

come fosforee faci!
Vieni! le labra fremono,
sognando attesi baci!

Vieni, deh vieni! un palpito

solo d'amore invoco...
io vuò tra le tue braccia
morir di voluttà!
WALTER
(spasimante di ebbrezza e di rimorso)

Inestinguibil foco
m'arde!... pietà!... pietà!...
(Loreley, in mezzo allo sgomento e alla stupefazione generale si ritira lentamente, sempre colla persona rivolta al pubblico e non perdendo mai d'occhio Walter, che ne subisce il fascino irresistibile)
LORELEY
Vieni! sul Reno ho un'isola,

tutta scintille e fior!
Tutto colà si bacia,
s'io tocco il plettro d'or.

(si ritrae sempre più, mentre Walter la segue attratto dall'incanto)

Colà vivrem nell'estasi,

che non conosce duol...
ma vien... ma vien, dolcissima
stella, al tuo caldo sol!
WALTER
(inebriato)

Più non resisto... attendimi!

Sì ~ sono tuo ~ sii mia!
(Herrmann, dopo aver fatto un gesto di trionfo, si ritrae poco a poco verso il fondo e scompare)
TUTTI
meno Herrmann

Eterno dio! sacrilega
arte! infernal magia!
ANNA
(trascinandosi quasi ai piedi di Walter)

Walter, m'ascolta!
WALTER
(respingendola)

No!...
ANNA
Walter!
WALTER
Ragion non odo...
ANNA
Pietà!
WALTER
Spezzato è il nodo...

amata mai non t'ho!...
(Anna manda un grido e cade tra le braccia del Margravio)
(Loreley, sempre indietreggiando, si è portata sino alla sponda del fiume, e mentre Walter sta per afferrarla, spicca un salto e subitamente scompare. Walter cade in ginocchio. Sul culmine dello scoglio, a destra, visibile al solo Walter, riappare Loreley, come al principio della scena presente)
WALTER
Maledizione!!
CORO, MARGRAVIO, ANNA
(colla mano stesa verso Walter in atto di maledirlo)

Maledizion!!
ATTO TERZO
Scena unica
La spiaggia di Oberwesel.
Nel mezzo il Reno. Al di qua del Reno, a destra, lo scoglio della Loreley. A sinistra la testa di un ponte (praticabile) e una croce. Al di là del fiume foreste di abeti e rupi. Tramonto vivissimo che illumina lo scoglio.
BOSCAIUOLI
(con fardelli di legna, entrando da destra)

Si va facendo al bosco

il giorno fosco...

(buttano a terra i fardelli)
PESCATORI
(con reti, entrando da sinistra)

E l'esca non s'affonda

ormai nell'onda...

(depongono gli attrezzi)
(i due gruppi si avanzano l'uno verso l'altro)
BOSCAIUOLI
Ti guardi san Gasparre...
PESCATORI
E te Melchior!...
(si stringono ruvidamente le mani)
TUTTI
(levandosi il cappello)

Ai magi di Colonia!
BOSCAIUOLI
alcuni (ai pescatori)

Or di'! non hai

scontrata qualche strega?
PESCATORI
alcuni

Stan chiuse ne' lor covi...
BOSCAIUOLI
altri

O che! No 'l sai?

Domani è la congrega.
PESCATORI
alcuni

Che vuoi tu dir?
BOSCAIUOLI
alcuni

Il sabba, la tregenda

de la veglia dei morti!
ALCUNI
E tu ci credi?
ALTRI
Il ciel me ne difenda!
ALTRI
ancora

Il diavolo mi porti!
BOSCAIUOLI
alcuni (ai pescatori)

E il tuo Nano del mar?
PESCATORI
alcuni

Su quel di Treviri

l'han visto entrar in Mosa!
BOSCAIUOLI
alcuni

È un mal augurio...
PESCATORI
alcuni

Come?
BOSCAIUOLI
alcuni

Il Nano è perfido...

ei trama una gran cosa!
ALTRI
delle due comitive

(inframmettendosi)

Eh! via! lasciate queste pazze fedi

ai bimbi!
ALTRI
O che! non credi?
I PRIMI
Che mi fai celia? credo solo al diavolo

ed a nostra signora addolorata!
I SECONDI
Eppur è vero come in ciel son gli angeli

e sullo scoglio là la nuova fata!

L'abbiam scòrta, l'abbiam scòrta...
CORO
alternandosi

Chi?

La fata...

Dove? Come?
PESCATORI
Era bianca come morta,
sparse aveva le bionde chiome...

(pausa)

La luna tramontava e poche stelle
vagavan tristi nella bianca via...
BOSCAIUOLI
Gesummaria!
PESCATORI
Svolazzando s'increspava

sulle spalle l'onda d'oro...
l'aure tacquero...
BOSCAIUOLI
E cantava?
PESCATORI
Come gli angeli del coro...

parea piangesse con le sue sorelle,
che si perdevan nella bianca via...
BOSCAIUOLI
Gesummaria!
PESCATORI
Max, l'ardito barcaiuolo,

nello schifo balza allora,
urta il remo, scorre a volo,
tocca sponda omai la prora...
BOSCAIUOLI
Ed ella?
PESCATORI
Ella... le braccia a lui tendea...

ma la barchetta il vortice inghiottìa...
BOSCAIUOLI
Gesummaria!
PESCATORI
E del Reno i fiotti gravi

dai ghiacciai traeano al mare...
e passavano le navi
mute e nere come bare...
BOSCAIUOLI
Ed ella?
PESCATORI
Il vel, siccome ali, stendea

e nell'istesso vortice sparìa!
BOSCAIUOLI
Gesummaria! Gesummaria!

(risolutamente)

Ma via! non più... tronchiam tale discorso!
PESCATORI
(ridendo)

Avreste mai paura?...
BOSCAIUOLI
Noi... paura!

Abbiam piuttosto sete... abbiamo corso.
TUTTI
Di vin del Reno

un buon bicchier
andiamo a ber.
(stanno per andarsene, quando funebri rintocchi e lontani lamenti di donne echeggiano per l'aere. Si arrestano, tendono l'orecchio mormorando:)
TUTTI
Oggi è giorno di spettri e di paure!
Insieme
DONNE, MARGRAVIO, HERRMANN
Voci interne di Donne:

Perché sei tu partita?

Perché ne abbandonasti
in tanto duol?

(il corteo comincia a sfilare nel fondo a destra, tra gli abeti, al di là del fiume)

Donne sulla scena:

Perché fuor della vita,

o vergine spiegasti
al cielo il vol?

Margravio (subito dopo il feretro)

È morto un astro in cielo,

ma ne palpita il raggio in terra ancora
insin che il roseo velo
stenda sui monti la vicina aurora.

(Herrmann cupo e livido entra dalla sinistra e si ferma presso la croce)

Herrmann

(con accento soffocato non osando levare gli occhi da terra)

Nella miseria il sogno

dei miei desìi fervidi s'è spento
la uccisi!! Or solo agogno
un pianto eterno, un eterno tormento!

(intanto il corteo continua a sfilare, passando pe 'l ponte e entrando fra le quinte a sinistra)

Margravio

E al vano della stella

un angelo è salito in paradiso,
Anna, la pia, la bella,
Anna, la buona che l'amore ha ucciso!

Herrmann

Già d'un divin fulgore

la pia fanciulla in firmamento splende!
Pregar potessi!...

(fa per inginocchiarsi, allorché i suoi occhi s'incontrano in Walter; con disperazione allora urla:)

Orrore!

Ecco il rimorso che al mio cor discende!

(e fugge via)
PESCATORI, BOSCAIUOLI, WALTER
Pescatori, Boscaiuoli (alternandosi)

Oh! la funesta nenia

inteso hai tu?
È un funebre corteo...
Anna, la pia, la bella,
la stella d'Oberwesel!...
Non è più!

(alcuni s'inginocchiano mormorando sommessamente le litanie dei morti; altri rimangono in piedi in atteggiamento riverente)

Santa Maria!

Ora pro ea.

Sante Johannes!

Ora pro ea.

Sante Michaèl!

Ora pro ea.

(dalla prima quinta di destra viene Walter correndo come un forsennato, scarmigliato, coi lineamenti stravolti, quasi irriconoscibile)

Walter

(Quante faci! Mio dio!)

(e rivolgendosi ad alcuni boscaiuoli)

Chi è morto?

Boscaiuoli

Anna la pia,

il fior del paradiso!

(all'udire il nome di Anna, Walter manda un grido disperato e si slancia in direzione del corteo. Ma il Margravio che è giunto in quel momento all'imboccatura del ponte, gli sbarra la strada, lo ghermisce pe 'l polso e lo respinge verso il proscenio)

Walter

Anna! Anna!

(grida)
MARGRAVIO
Sciagurato! ove vai?
WALTER
Vederla io voglio...

baciarne il labro smorto... e poi morir!
MARGRAVIO, CORO
(sottovoce e con accento terribile)

Arretra, traditor!
Non profanar il rito del dolor!
WALTER
Oh! un lama, una lama! ond'io trafigga
il misero mio cor!
(intanto il feretro sarà già scomparso dalla scena)
MARGRAVIO, CORO
(circondando Walter che arretra inorridito, a voce bassa)

Sia la vita la tua pena,

la memoria il tuo martir!
Tragga eterna la catena
del rimorso il tuo fallir.
WALTER
(con raccapriccio)

Maledetto allor son io!
MARGRAVIO, CORO
Sì, lo sei, dall'uom, da dio!
WALTER
Ah mercé!
MARGRAVIO, CORO
C'inspiri orror!
(il Margravio seguìto dal coro a poco a poco si allontana, tenendo sempre lo sguardo fisso a Walter, che vorrebbe seguirli. Respintolo con un ultimo gesto di disprezzo, e riordinatisi in processione riprendono a voce spiegata il canto funebre in onore di Anna)
MARGRAVIO, CORO
(allontanandosi)

È morto un astro in cielo,

ma ne palpita il raggio in terra ancora.
WALTER
(in un angolo della scena segue cogli occhi inebetiti l'allontanarsi del corteo, e ripete macchinalmente)

È morto un astro in cielo...
MARGRAVIO, CORO
Insin che il roseo velo
stenda su monti la vicina aurora.
(è scesa intanto la notte)
WALTER
(rimasto solo)

Ove sono? Che fu? questo che sorge
è il sole o l'astro delle notti bianche?
No ~ fu fatuo chiaror... densa a me intorno
l'ombra mi ruba il giorno...

(delirando)

Eppur... io vedo... io vedo!... ah! quante rose
in quei verdi giardini!...

(come ravvedendosi)

No ~ son gigli che languono... no! no!
Sono vïole morte e sotto a quelle,
cielo! quanta han sepolta onda di pianto!...
(si alza la luna e illuminando la croce, ne proietta il profilo sulla scena. Walter che guarda verso il fiume esclama:)
WALTER
Ah! rinasce la luce! Eccola!

(si volge rapidamente e scorge i profili sinistri della croce)

Dio!

Uno spettro! laggiù! là, tra quell'ombre!
Non è delirio il mio!

(retrocede esterrefatto, vittima dell'illusione dei sensi)
WALTER
Chi sei fantasma pallido

là... de la croce ai piedi?
Perché mi guati e un fremito
t'assale? in me chi vedi?

Di qual delitto porti

in te la rea condanna?
Da qual città di morti
vieni, o crudele, a me?

(con un grido, credendo ravvisare l'immagine di Anna)

Misericordia! È Anna,

Anna! mercé! mercé!
(la luna si vela dietro alle nubi e la croce ritorna nell'ombra. Lunga pausa)
WALTER
Sparve... l'eco ammutì... sento del Reno

l'onda pietosa sola mormorar...
una lagrima ancor mi bagna il seno...
il mio cor ricomincia a palpitar!

(andando verso il fiume)

Ah! sì, comprendo il tuo fatai, invito,

arcana voluttà m'agita ancor...
dove cominci tu, tutto è finito...
anche il rimorso ne' tuoi gorghi muor.
(si slancia verso il fiume. - Compaiono le Ondine. - Egli retrocede. Le Ondine lo in calzano, sino che giunto allo scoglio di destra, quasi al proscenio, dopo aver gridato:)
WALTER
Ahimè, ahimè! sin la morte mi fugge!

(cade riverso, quasi esanime, al suolo)
Danza delle Ondine.
Visto cadere a terra Walter, le Ondine si ritirano precipitosamente al fondo della scena, e si nascondono nel fiume. Poi a poco alla volta, a gruppi, si avanzano di nuovo, in atteggiamenti vari di curiosità e fattesi in cerchio, danzano intorno a Walter. Ad un tratto si ode un forte rumore sotterraneo, la scena s'illumina di luce vivissima, e Loreley colle chiome sciolte, e il pettine d'oro in mano apparisce sullo scoglio. Intorno ad essa si aggruppano le Ondine, e le si prostrano come a regina.
LORELEY
(dallo scoglio)

Vieni al mio seno!...

Vieni, deh! vieni, un palpito

solo d'amore invoco;
io vuò tra le tue braccia
morir di voluttà!
WALTER
(tendendo l'orecchio come trasognato)

Ah! no, non sogno, è la sua voce!
Loreley! Loreley!
(le Ondine gli si fanno d'intorno e gli additano lo scoglio, indi fuggono)
WALTER
(scorgendo Loreley e avanzandosi verso lo scoglio)

Sei tu!
LORELEY
Chi sei?
WALTER
Son io, son io, ravvisami...
io come belva ognor perseguitato,
io che da te non voglio altro che amor!
LORELEY
Che alcuno m'ami ignoro,
e le parole tue ben non comprendo.
Talor balena alla mia niente un sogno...
ma triste molto e nulla più che un sogno.
WALTER
Deh! non parlar così!...
LORELEY
Cessa e mi lascia!
WALTER
(con forza)

Io resto e tu m'udrai.
WALTER
Infranto ogni altro vincolo,

tutta l'antica fiamma or si ridesta.
Deh! l'amor tuo tu rendimi,
ultima speme, per cui vivo, è questa!

Scendi... t'appressa... guardami...

e lo strazio del cor mi leggi in viso...
pietà! perdona a un misero,
che nel mondo e nel ciel non spera più!...

Il folle error dimentica,

che un sol giorno le nostre alme ha diviso;
tutti mi maledicono...
ma tutti io sprezzo, se mi resti tu!
LORELEY
(quasi attratta da forza irresistibile, discende a poco a poco dallo scoglio, gli si avvicina e dice)

Tutto dimentico... ~ tutto perdono...

odiare io volli ~ ma odiar non so!...
WALTER
(in atto di abbracciarla)

O Loreley!...
LORELEY
(respingendolo dolcemente)

Quella non sono...

son la sua larva ~ mi lascia!
WALTER
Ah!... no!

Lasciarti?... E come io lo potrei?
LORELEY
Amar più non mi déi!...
WALTER
Io non amarti?... e il dici a me?
WALTER
(con molta dolcezza e viva passione)

Deh! ti rammenta ~ quel dì beato,

quando nel bosco ~ presso al torrente
la prima volta ~ io t'ho incontrato,

bella innocente!
LORELEY
Tutte, sì tutte ~ io le rammento

quelle delizie ~ del primo amore,
quando rapita ~ da un caro accento,

ti davo il core.
LORELEY, WALTER
alternandosi

Quando la testa ~ io reclinavo

placidamente ~ sopra il tuo seno...
quando negli occhi ~ io ti fissavo

felice appieno!...

Oh! quale ardente ~ fuoco d'ebbrezza

in quelle eteree - ore fugaci!
Quanto delirio, ~ quanta dolcezza

in quei tuoi baci!

(si abbandona involontariamente tra le braccia di Walter)
SPIRITI DELL'AERE
di dentro

Sposa del Reno,

pensa al tuo giuro;
quel che t'impone
non obliar!...
LORELEY
(sciogliendosi subitamente dall'amplesso di Walter)

Ahimè!...
WALTER
Quai voci e quali

parole ho udito risuonar fatali?...
LORELEY
Fatali, sì!...
WALTER
Che fia?...
LORELEY
Vedi tu quello scoglio?

Ivi è il mio vero scoglio
ne' suoi specchi è il mio talamo,
e nel fondo del Ren la tomba mia!

(sale vivamente sul poggio e volgendosi a Walter, esclama:)

Addio!
WALTER
Sì, addio, terribile

meta de' miei sospir!...
Tutto perdei... non restami
che a' piedi tuoi morir!
(si getta nel Reno e scompare - Loreley resta immobile, quasi pietrificata. Gruppi di Ondine appaiono avvolte in una luce fantastica, fra gli antri e sull'onde del Reno)
SPIRITI DELL'AERE
Salve, o sirena fatalmente bella!...
sposa del Reno e ancella!

Canta... lo impone
il tuo signor...
la tua canzone
ripeti ancor!
LORELEY
(quasi inconscia di quello che dice)

Vieni!... deh! vieni... un palpito

solo d'amore invoco...
io vuò tra le tue braccia
morir di voluttà!...

M'ascolta... Nel verde maggio un di del bosco

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com


Loreley
di Alfredo Catalani (1854-1893)
libretto di Carlo d’Ormeville e Angelo Zanardini
Azione romantica in tre atti
Prima:
Torino, Teatro Regio, 17 febbraio 1890
Personaggi:
Loreley (S), Anna (S), Walter (T), Rodolfo (B), Herrmann (Bar); pescatori, boscaioli, arcieri, cacciatori, vassalli, donne del popolo, vassalle, vecchiette, ninfe del Reno, spiriti dell’aria, fanciulli, cantori della chiesa

Dopo il successo ottenuto con Edmea , rappresentata alla Scala il 27 febbraio 1886, Catalani era già pronto a scrivere una nuova opera e pertanto andò subito alla ricerca impaziente di un libretto da musicare. Gli fu indicato il romanzo di Flaubert Les Tentations de Saint-Antoine , e di questo parlò a Ghislanzoni e all’amico Giuseppe Depanis. Tuttavia quest’ultimo gli suggerì l’idea di riprendere in mano Elda (Torino, Teatro Regio, 31 gennaio 1880) e di modificarla adeguatamente anche sotto il profilo scenico. Il rifacimento del libretto fu opera di Carlo d’Ormeville e di Angelo Zanardini, con la collaborazione di Depanis, Illica e Giacosa. Catalani si accinse alla composizione sin dal settembre 1886, sicuro che la nuova Elda - ribattezzata con il nome Loreley - sarebbe stata il suo capolavoro. Il 2 gennaio 1887 così scrisse a Depanis: «Sono persuaso (...) che la Loreley , così rifatta, diventerà una fata degna di rispetto». Nel maggio di quello stesso anno si recò in visita allo zio Felice, a Firenze, con l’intento di terminare lì l’opera; ma la composizione si protrasse ancora per tutto il periodo estivo e solo nel novembre fu conclusa (testimone la lettera datata 17 novembre 1887, indirizzata da Milano a Depanis). Tuttavia Loreley venne rappresentata dopo alcuni anni; Catalani così scrisse a Depanis il 1º settembre 1888 da Montereggio in Brianza: «Il nuovo padrone è come una ‘sfinge’ [la Casa musicale Lucca era stata assorbita dalla Ricordi nel maggio 1888]; non si lascia mai vedere, non gli si può mai parlare. Non so nemmeno se egli sappia che io ho lì da un anno pronta la Loreley , che mi pare tanto ben riuscita». Finalmente l’opera, dopo vari contrasti e non pochi intoppi, fu rappresentata a Torino diretta da Edoardo Mascheroni e interpretata da Virginia Ferni Germano (Loreley), Eleonora Dexter (Anna), Eugenio Durot (Walter), Natale Pozzi (Rodolfo), Enrico Palermini (Herrmann). Nel complesso riscosse un caloroso consenso da parte del pubblico (piacquero soprattutto il primo e il terzo atto, mentre il secondo fu accolto con una certa freddezza), ma anche in questa occasione non mancarono i soliti commenti a proposito della musica eccessivamente malinconica. In seguito fu riproposta il 18 febbraio 1892 al Carlo Felice di Genova diretta da Arturo Toscanini, al Teatro Argentina di Roma e al Massimo di Palermo.

La stampa dell’epoca commentò positivamente il lavoro di Catalani: «l’indirizzo della nuova opera appare moderno in moltissime parti, le migliori, nonostante l’abbondanza di canti lunghi e facili e qualche volta banali. C’è padronanza completa della tecnica, fisionomia individuale e sentimento drammatico; manca un poco il grandioso, il caratteristico. Fra i lavori musicali moderni italiani, questo del Catalani merita un posto onorevole (...). Il terzo atto giudicasi il migliore. Viene poscia, in linea di bellezza, il primo. Il secondo atto è debole, per colpa del libretto. Complessivamente si può chiamare l’esito di stasera un successo malgrado qualche corrente contraria e un po’ di freddezza» (‘La Lombardia’, Milano, 17 febbraio 1890). «Catalani questa volta non solo ha disegnato, ma ha colorito; alla purità della linea risponde l’efficacia del rilievo; e bene è vero che tutta la parte essenzialmente fantastica della concezione meglio rifulge, e quella puramente umana perde di gran lunga al confronto; ma l’insieme dell’opera è breve, veloce, conseguente, continuo; l’istrumentale è nutrito, vivace, vario, se non di sostanza, d’effetto; ed è il canto, non solo elegante e spontaneo e logico, ma mosso, vibrato; e suona nel discorso musicale, non la sola poesia dell’ideale, ma la poesia della passione» (‘La riforma’, Roma, gennaio 1893). L’argomento si ispira alla ballata Loreley di Heinrich Heine (1824), tratta dalla leggenda renana la cui paternità risale a Clemens Brentano (1802): una fanciulla, che abita la rupe omonima a strapiombo sul Reno, seduce con il suo canto melodioso i naviganti, che incantati finiscono nei gorghi del fiume. Mentre in Elda la protagonista cambiava nome e l’azione veniva ambientata nel Baltico, in questa opera Loreley rimane Loreley e i personaggi ritornano al luogo d’origine.

Atto primo.

Verso l’anno 1300, sulle rive del Reno.

Sullo sfondo una grotta e un bosco. Le strade sono popolate di pescatori, boscaioli, cacciatori e popolane indaffarate. I boscaioli commentano con i pescatori (coro di boscaioli, pescatori e arcieri "Buona preda") il fosco presagio recentemente apparso quando il picco del Thabor si è tinto di rosso: vuol dire che la selvaggina si mette all’erta e i pesci muovono verso il mare, ed è quindi inutile tentare di cacciare o pescare. Intanto il castello è in festa.

Walter, sire di Oberwesel, sta per sposare Anna di Rehberg (nipote di Rodolfo, margravio di Biberich), ma ama una giovane orfana, Loreley, e si confida con l’amico barone Herrmann

"M’ascolta!/ nel verde maggio - un dì dal bosco", Walter).

Questi, che pure prova un forte sentimento per Anna, lo esorta a non cedere alla passione e lo convince a rispettare i suoi precedenti impegni amorosi.

Frattanto Loreley dall’interno della scena, canta una canzone ("Da che tutta mi son data/ all’ebrezza dell’amor") che esprime il suo felice stato d’animo. Successivamente avviene l’incontro con Walter (duetto "Per te sol vivo, respiro e penso") che, dopo averla accolta con amore, la respinge e le annuncia il suo prossimo matrimonio con un’altra donna; la fanciulla è impietrita dal dolore. Herrmann, preso da pietà per la giovane abbandonata e da odio per Walter, chiede aiuto al re del Reno perché vendetta sia fatta ("Se il vero le leggende/ narrano, nell’onde/ un bieco re s’asconde"). La scena si sposta in prossimità di uno scoglio altissimo: gli spiriti dell’aria e le ninfe del fiume si rinviano richiami ("Spose invisibili/ d’incauti amanti"); anche Loreley, in preda all’angoscia chiede vendetta al Reno ("O forze recondite") perché le dia una bellezza irresistibile ("Voglio beltà che affascini") e infligga eterne pene d’amore al traditore; in cambio il fiume pretende la sua vita, e Loreley si getta nelle acque per riemergere trasfigurata e bellissima.

Atto secondo .


Una radura, a metà strada tra il castello di Walter e quello del margravio. Anna, seduta presso la fonte, è circondata da alcune damigelle e dalle sue vassalle

("Canta il giorno per te, cantano i fior"), e felice si prepara alle nozze ("Amor, celeste - ebrezza e pena"). L’entrata in scena di Herrmann ("La sua preghiera pia") è seguita dal dialogo con Anna (duetto "Anna, sofferma il pie’") in cui egli, incapace di tacerle il proprio amore, la scongiura di non credere a Walter; ma la donna lo respinge: sposerà ugualmente l’uomo che ama. La scena nuziale si apre festosamente (coro "Alteri ergete/ le auguste cime"): alcuni contadini e contadine portano mazzi di fiori, che distribuiscono durante la danza (‘valzer dei fiori’: "La danza sospira/ e in rapida spira"); sfila il corteo nuziale ("Ecco la schiera/ dei candidi guerrier"), i due futuri sposi si parlano ("Non t’angosciar se il riso") e un gruppo di fanciulli intona l’epitalamio ("L’altar di candidi/ veli e di porpora"), quando improvvisamente compare Loreley ("Vieni al mio seno... stringimi");

Walter, irresistibilmente affascinato, abbandona la futura sposa e le confessa di non averla mai amata.

Atto terzo.

Sulla spiaggia di Oberwesel. Boscaioli e pescatori imprecano contro le condizioni del tempo ("Si va facendo al bosco/ il giorno fosco") e parlano di streghe e fate. Intanto passa il corteo funebre, che accompagna la povera Anna, morta di dolore ("È morto un astro del cielo", aria del margravio). Walter sopraggiunge e, venendo a conoscenza di quanto è accaduto, ne resta sconvolto e assalito dal terrore. Quando scorge lo spettro di Anna, cerca di gettarsi nel fiume, ma è trattenuto dalle Ondine del Reno (Danza delle Ondine), perde i sensi e si riprende solo quando gli giunge la voce di Loreley.

Il duetto finale tra Loreley e Walter azzarda nuove promesse e ridesta ricordi amorosi ("Infranto ogni altro vincolo",

"Deh ti rammenta - quel dì beato", Walter), ma gli spiriti dell’aria interrompono l’idillio e rammentano a Loreley il fatale giuramento: i due devono dirsi addio per sempre.

Walter, disperato, si getta nel fiume sotto gli occhi di Loreley, che per l’ultima volta intona il suo canto fascinatore.

L’unico personaggio che concentra tutto il vigore drammatico, e che anche dal punto di vista musicale è ben delineato, è quello di Loreley, che costituisce il fulcro di tutta la vicenda: da lei nascono l’amore, la gelosia, l’odio e la vendetta. Una figura di umile estrazione sociale (orfanella), il cui carattere forte e deciso la solleva a un ruolo predominante. È un’eroina il cui unico destino è quello di amare; sedotta e abbandonata, riscatta l’onore ferito con la morte e travolge, insieme con la propria, la vita di altre persone. Il suo sacrificio non è fine a se stesso, ma la trasforma in uno strumento di vendetta, che colpirà la rivale Anna (morta di dolore per l’abbandono di Walter) e lo stesso Walter, sopraffatto dall’apparizione di Loreley bellissima e incantatrice, che inevitabilmente lo trascinerà alla rovina. Gli altri personaggi sono rappresentati in modo sommario; abbozzati, vivono di luce riflessa e non danno luogo a un vero e proprio contrasto di affetti: servono unicamente come voci da duetto o da concertato.

La componente realistica, espressa in sentimenti umani come l’amore, la gelosia, l’odio, non intacca la natura del dramma, che rimane essenzialmente fantastica, dove l’elegiaco sentimentalismo della fiaba si mescola con l’ingegnosità degli effetti in una poetica di gusto decadente; «il nuovo librettista [Zanardini] non è buon poeta né abile verseggiatore, cede spesso alle soluzioni di repertorio, ma possiede l’istinto di isolare in posizione rilevante le frasi dove il languore di Catalani può calarsi ("È morto un astro in cielo"; oppure nei versi di Loreley: «Vuoi tu provar gli spasimi/ D’una ignorata ebrezza?/ Vuoi tu languir nell’estasi/ Di celestial dolcezza?») e sa il linguaggio dei pallori smorenti e la malia canora dei sortilegi» (Cella).

Nel rifacimento il libretto risulta più stringato ed efficace (i quattro atti vengono portati a tre, i quadri da nove a quattro), subisce molti spostamenti e modifiche e corre perfino il rischio che venga soppressa la scena della marcia funebre perché, secondo quanto diceva Zanardini, «per quanto belle tutte le marce funebri hanno sempre fatto in teatro l’effetto di uno spegnitoio». La componente spettacolare da grand-opéra , quantitativamente molto presente in Elda con abbondante esibizione di apparati (cori, balli, marce, cerimonie) e una funzione di digressione e arresto dell’azione, viene notevolmente ridotta in Loreley e concentrata nel solo secondo atto. La cerimonia nuziale, che in Elda compare nel primo atto, qui viene unicamente accennata nel primo atto e inserita nel secondo quadro del secondo atto, seguita dall’epitalamio affidato al coro di voci bianche, dall’apparizione incantatoria di Loreley e dal grande concertato che termina con la maledizione di tutti contro Walter. Nella prima parte del secondo atto di Loreley manca la scena del convito, con annesso ‘canto sulla cetra’. Eliminata la scena del giudizio (di Elda e Sveno), il terzo atto di Loreley si apre con una nota di colore, un coro di pescatori e boscaioli sulla spiaggia di Oberwesel, prosegue con la marcia funebre per Anna, l’intervento disperato di Walter e la riapparizione di Loreley che lo trascina nei vortici del fiume.

L’elemento soprannaturale, altro tema caratteristico dell’opera, si può considerare di derivazione tedesca (wagneriana o weberiana) e sono anche altri i motivi che ci riportano al modello wagneriano. Per fare un esempio: la cerimonia nuziale interrotta dall’apparizione di Loreley, richiama quella del secondo atto di Lohengrin , interrotta dall’apparire di Ortruda; lo stesso canto ammaliatore "Vien al mio seno" del soprano è quasi una citazione del canto di Venere che richiama al suo regno il protagonista disperato nel terzo atto di Tannh&aulm;user . Questa componente soprannaturale compare immediatamente all’inizio dell’opera, quando il coro dei pescatori, arcieri e boscaioli assume una coloritura superstiziosa a causa dell’intervento malaugurante delle vecchiette; all’inizio del terzo atto, quando sempre boscaioli e pescatori conversano su streghe e fate; nell’episodio di Herrmann (primo atto), che invoca vendetta al dio del fiume; ma soprattutto alla fine del primo atto, in cui Loreley, circondata dalle ninfe e dagli spiriti dell’aria, decide di sposarsi con il Reno per ottenere un fascino irresistibile, e alla fine del terzo atto, quando la protagonista riappare per la terza volta a Walter e fatalmente lo spinge al suicidio.

La ‘danza delle Ondine’, che in Elda è posta nell’atto secondo, al momento dell’incontro con le creature del mare, in Loreley viene spostata non casualmente alla fine del terzo, con lo scopo di sottolineare maggiormente l’atmosfera incantata e irreale in cui l’opera si chiude. Da Elda passano in Loreley il preludio, il Valzer dei fiori, la marcia funebre, la Danza delle Ondine e altre pagine, in parte modificate per raggiungere maggiore forza espressiva. Possiamo inoltre verificare la notevole riduzione dei brani sinfonici, certamente per imprimere uno svolgimento più serrato all’azione. Il preludio iniziale, che anticipa vari temi cantabili dell’opera, viene accorciato (da 173 battute a 121); scompaiono inoltre il brano sinfonico che in Elda è inserito nel secondo atto, al momento dell’incontro della protagonista con le Ondine, posto tra la decisione di ricorrere alla vendetta e l’attimo della trasfigurazione, come pure l’intermezzo situato tra il turbamento di Walter di fronte al feretro di Anna e il quadro di incantesimo finale. Inoltre diverse arie e alcuni recitativi dell’opera precedente in Loreley vengono sostituiti da intense pagine sinfoniche, specialmente per personaggi come Herrmann, Rodolfo o lo stesso Walter. Il coro che conclude la scena del giudizio di Elda e Sveno, in Loreley si trasforma in concertato (atto secondo) che mantiene gli stessi elementi tematici disponendoli in una struttura più complessa e ricca. Il valzer dei fiori (tempo di valzer alla tedesca), che in Elda viene esposto prima del finale del primo atto, è ora inserito nella scena nuziale. La danza era in voga ai tempi di Catalani, e sarà accolta anche da Puccini; ma dell’energia germanica e del sapore di festa propri dei valzer tedeschi non rimane nulla: esso scorre leggero e malinconico, con brevi interventi corali, senza rendere esattamente la gioia di una cerimonia nuziale. Perfino l’epitalamio, brano interamente nuovo, ricercato da un punto di vista armonico e melodico e che rivela un Catalani ormai maturo e padrone della tecnica, conserva una tristezza diffusa, non consona al carattere del genere in questione. Nel terzo atto troviamo due parti molto importanti: la marcia funebre e la danza delle Ondine. Situate l’una quasi all’inizio dell’atto e l’altra alla fine, si pongono come due poli in contrapposizione creando una nota di contrasto come di morte e vita. «Il risultato estetico della marcia funebre di Anna è altissimo perché Catalani non scivola nel patetico, ma resta su un piano di dolore contenuto e nobile. Su un ossessionante, lugubre muoversi del basso in disegno a quartine, il rintocco di un tam-tam stende un alone scuro e inquietante, i violini cantano in sordina con una dolcezza singolare, salgono lentamente verso un climax acuto e fortemente espressivo» (Zurletti). Per quanto riguarda la danza delle Ondine, è interessante riportare un’interpretazione di Depanis: «La danza delle Ondine accoppia il fascino dell’invenzione all’eleganza del ricamo strumentale. La blanda melodia, mormorata dagli archi in sordina e con geniale trovata raccolta dalla tromba a guisa di eco lontana, accompagna le movenze voluttuose delle Ondine sotto i pallidi raggi lunari e la visione musicale è così completa che la visione della realtà della rappresentazione ci offende e preferiamo chiudere gli occhi per abbandonarci alla seduzione del sogno».

I duetti d’amore, quasi sempre appassionati, con frequenti spinte vocali nel registro acuto, inquadrano i sentimenti dei protagonisti in una dimensione umana; pure l’amore fulmineo non si tramuta in estasi assoluta e abbandono totale. Gli innamoramenti dei personaggi di Catalani, anche se fatali nelle conseguenze, hanno un’impronta già più terrena. Dal punto di vista vocale, melodie delicate e malinconiche si alternano a un periodare spesso teso, nervoso e convulso, con modi declamatori e sprazzi orchestrali. Anna e Loreley, entrambe innamorate dello stesso uomo, oltre a contrapporsi per il carattere - l’uno dolce, mite, rassegnato, quasi ‘santo’, l’altro forte e risoluto - contrastano anche nel tipo di vocalità; Anna presenta un canto delicato e purissimo (pensiamo all’aria "Amor celeste ebrezza") di tipo belliniano, come suggerisce Carlo Gatti, mentre Loreley mantiene quasi sempre una vocalità slanciata e imperiosa, specie nella fatidica frase melodica dell’incantesimo. Leitmotiv che percorre l’opera quasi a riassumerne il significato: compare per la prima volta enunciato dall’orchestra nel preludio, per tre volte nell’atto secondo e infine alla conclusione del terzo atto, sempre subendo molteplici trasformazioni anche dal punto di vista tonale; è una frase spiegata e solare, che interrompe il corso naturale della vicenda, portatrice di eventi inaspettati e di nuove calamità; con lei nasce il sogno, ma anche l’ineluttabilità di un destino crudele.

Walter, the tenor role in Catalani's Loreley (1890).

by Luigi Speranza for "Gli Operai" jlsperanza@aol.com



Disc 1:


Song Title Time Price
1. Catalani: Loreley: Prelude 6:37 $0.89
2. Catalani: Loreley: Buona preda! 3:32 $0.89
3. Catalani: Loreley: Bella virtu di prodi in verita! 1:24 $0.89
4. Catalani: Loreley: Da mi Walter che brama? 1:43 $0.89
5. Catalani: Loreley: Candida e bella 0:54 $0.89
6. Catalani: Loreley: Nel verde maggio... Un di dal bosco 3:29 $0.89
7. Catalani: Loreley: Salvezza tu chiedi 2:05 $0.89
8. Catalani: Loreley: Dunque tutto fini!... Vinta e la lotta 5:19 $0.89
9. Catalani: Loreley: Lascia per or che libero 1:34 $0.89
10. Catalani: Loreley: Non fui da un padre... Mai benedetta 2:54 $0.89
11. Catalani: Loreley: Maledici l'istante, in cui e nato 1:51 $0.89
12. Catalani: Loreley: Io sesso dunque Anna ho perduta 4:14 $0.89
13. Catalani: Loreley: Hio! Hio! Hio! Heja hio! 3:56 $0.89
14. Catalani: Loreley: Ove son?... Donde vengo?... E dove vado? 8:49 $0.89
15. Catalani: Loreley: Gorgheggiate, usignoli, a volo libero 5:11 $0.89
16. Catalani: Loreley: Amor, celeste... Ebbrezza e pena 9:07 $0.89


Disc 2:


1. Catalani: Loreley: Alteri ergete 2:29 $0.89
2. Catalani: Loreley: Waltz of the Flowers: "La danza sospira" 6:19 $0.89
3. Catalani: Loreley: Non t'angosciar, se il riso tarda 3:07 $0.89
4. Catalani: Loreley: Epithalamium: "L'altar di candidi" 4:50 $0.89
5. Catalani: Loreley: Vuoi tu provar gli spasimi 3:57 $0.89
6. Catalani: Loreley: Vieni! Sul Reno ho un'isola 2:40 $0.89
7. Catalani: Loreley: Si va facendo al bosco 12:37 Album Only
8. Catalani: Loreley: Ove sono? Che fu? Questo che sorge 6:09 $0.89
9. Catalani: Loreley: Dance of the Ondine 6:50 $0.89
10. Catalani: Loreley: Vieni al mio seno! 4:37 $0.89
11. Catalani: Loreley: Deh! Ti rammenta... Quel di beato 6:47 $0.89